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Moneta o tessera  Pistoiese del XIII secolo attribuita al libero comune di Pistoia dallo storico settecentesco Fioravanti   Tessera mercantile del XIV secolo pistoiese attribuita dal Fioravanti a Castruccio Castracani   Tessera mercantile del XIV secolo pistoiese attribuita dal Fioravanti a Castruccio Castracani   Tessera Pistoiese bolla Clemente VI anno domini 1346  

                  Monete e Tessere Mercantili Medievali Pistoiesi


Nelle immagini riportate sopra sono raffigurate le ricostruzioni di monete e tessere attribuite al comune di Pistoia nei secoli che vanno dal 1300 al 1400. Infatti è controversa la questione del privilegio di battere moneta che il comune di Pistoia avrebbe avuto in quel periodo.Il cronista pistoiese Michele Salvi, a pag 216 del tomo I delle"Historie di Pistoia e fazioni d'Italia" narra che nel 1270 venne scoperta nella valle dell'Ombrone Pistoiese, in un luogo denominato Ponzano, nella località denominata Burgianico, una grossa cava d'oro e che in Pistoia quello stesso anno venne aperta una zecca dove venivano battute monete d'oro e d'argento.

Il Salvi cita  così nel suo volume questo fatto: " essendo stata ritrovata poco prima di questo tempo ( 1270) una grossa cava o vena d'oro e d'argento nel comune di Ponzano, meno di due miglia dalla città distante, i pistoresi, con tale occasione e comodità, incominciarono a 18 di marzo, a battere monete sì d'argento come d'oro, facendovi dentro l'impronta di S Iacopo e degli scacchi da una banda e dall'altra l'iscrizione "Libertas", e si ha tradizione che la zecca fosse al Canto dei Rossi, nella casa posseduta oggi da' Parimbeni, dove si vedono alcuni residui e vestigia di fornelli antichi, i quali a tal opera erano necessari". Questa affermazione viene poi ripetuta dal Fioravanti a pag. 231 delle sue "Memorie storiche della città di Pistoia" edite a Lucca nel 1758, e dallo storico Matani a pag. 42 della "Relazione istorica e filosofica delle produzioni naturali del territorio pistoiese" (queste opere sono consultabili presso la biblioteca Forteguerriana di Pistoia nella sezione fondi  libri antichi. n.d.a). Il Pistoiese dott. Bernardino Vitoni, in una sua breve memoria del 1808 sulle monete pistoiesi , affermò di aver veduto di persona, nel luogo indicato dal Salvi gli avanzi della " Officina Monetaria Pistoiese".

Sempre il Fioravanti a pag. 282 delle sue "Memorie storiche" ci da notizia che Castruccio Castracani degli Antelminelli nell'anno 1327 allorchè venne nominato duca di Lucca, Pistoia, Volterra e Luni dall' imperatore Ludovico IV, fece coniare a nella zecca di Pistoia alcune monete chiamate castruccini che raffiguravano la sua testa da un lato ed il nicchio dall'altro. Nel periodo che va dal 1328 anno della morte di Castruccio, al 1343 , Pistoia fu sottoposta alla dipendenza di Firenze e quindi perse il diritto dibattere moneta. Nel 1346 , quando la città riacquistò da tre anni l'indipendenza, il Pontefice Clemente VI per premiare i Pistoiesi dell'aiuto militare fornito in Terra Santa all'epoca delle crociate, inviò loro da Avignone un diploma in data 4 marzo, col quale concedeva libertà di battere monete di argento e rame con l'impronta e conio che avessero ritenuto più opportuna (tale diploma venne pubblicato per la prima volta nel III volume della "storia letteraria d'Italia dal 1750 al 1751" e successivamente dallo Zaccaria nell' "Anecdotorum Medii Aevi collectio" edito a Torino nel 1755, dal Fioravanti nelle sue "Memorie Storiche" e dal Carli nella pubblicazione dal titolo "Delle monete e delle istituzioni delle zecche d'Italia".

Dopo la concessione di quel nuovo privilegio venne aperta un'altra zecca nella cappella di S. Giovanni Forcivitas, dato che quella situata nel Canto de' Rossi era in pessime condizioni, in un vicolo chiamato "Il Chiasso d'oro" che probabilmente era posto parallelamente alla chiesa. In quella nuova Zecca furono battute  le sopra citate monete d'argento, con da una parte l'impronta degli scacchi e dall'altra quella di S. Iacopo con il motto "Libera nos".

Nel libro di amministrazione dell'opera di S. Iacopo dal 1385 al 1397 in un inventario dei beni della sacrestia e delle carte di pubblica appartenenza è fatta menzione di "uno privilegio dello Imperatore Carlo di poter fare moneta d'oro". Il sovrano di cui si parla in quel documento è l'imperatore Carlo IV, che favorì in modo particolare il comune Pistoiese, nominando gli Anziani ed il Gonfaloniere di Giustizia suoi vicari e generali e concedendo loro l'assoluto governo della città di Pistoia e suo territorio, come evidenziato dal suo diploma datato 26 maggio 1355, citato anche dallo Zaccaria  e dal Fioravanti nelle opere di cui si è già parlato alle rispettive pagine 254 e 52.

Sempre nell'archivio dell' Opera di S. Iacopo, in un inventario dell'anno 1401, è nuovamente riportata tale concessione: "Uno privilegio dellomparadore Karlo de batter moneta con bolla d'oro". E' chiaro che l'imperatore Carlo IV, dopo aver permesso ai Pistoiesi di governarsi in libero stato sotto il reggimento dei propri magistrati cittadini volle dare nuova prova della sua benevolenza concedendo loro quella facoltà di batter moneta che fu sempre esercitata da ogni libero e sovrano governo.

Si può concludere che i documenti citati starebbero a dimostrare che probabilmente è esisitita a Pistoia una "Zecca  od Officina monetaria" dalla prima metà del XI secolo fino alla seconda metà del XIV, vale a dire dall'inizio di costituzione come libero comune fino alla sua fine sotto il dominio di Firenze.  Le sole riproduzioni conosciute sono le quattro pubblicate dal Fioravanti alle pagine 231, 282 e 310 delle " Memorie storiche" ( le figure riportate all'inizio della pagina n.d.a) e dal Matani alle pagine 43 e 48 della sua "Relazione istorica e filosofica delle produzioni naturali del territorio pistoiese", una quinta moneta era posseduta agli inizi del XIX secolo dal dottor Bernardino Vitoni , altre due, una d'argento ed una di rame erano di proprietà del conte Francesco Cellesi, ed infine una moneta di rame probabilmente battuta nel periodo in cui i Pistoiesi godettero del privilegio papale si trovava in possesso di Onorio Conversini che l'aveva avuta in dono dal Magistrato civico di Pistoia agli inizi del XIX secolo allorchè rivestiva l'incarico di gonfaloniere. La rarità delle monete Pistoiesi dei secoli XII, XIII e XIV può dipendere dalla scarsa quantità in cui furono coniate e dal fatto che con l'occupazione  di Firenze esse furono distrutte e sostituite dalla moneta  Fiorentina.

 Testo tratto dal volume "Pistoia e il suo territorio nel corso dei secoli - profilo storico" autore Pietro Paolini , prefazione di Niccolò Rodolico  edito dall' Associazione Maestri Cattolici , tipografica pistoiese 1962. La proprietà del testo ed i diritti su di esso, utilizzo compreso è dei rispettivi autori.

 


 


Per correttezza e rendere più obiettiva e completa la questione dell'esistenza delle monete e tessere Pistoiesi , riporto per comodità del lettore qui sotto, parte della pubblicazione (che potete trovare interamente nel meraviglioso google libri che ringraziamo) "Notizie inedite della Sagrestia dei Belli Arredi"di  Sebastiano Biani, Giuseppe Branchi e Giorgio Viani, in cui il sopradetto signor Viani spiega in modo dettagliato la controversa questione:
 

 


 

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